CARDIOLOGIA OSPEDALE INGRASSIA: CHIUSURA DI
AURICOLA SINISTRA IN UN PAZIENTE DI 70 ANNI CON FIBRILLAZIONE ATRIALE ED IN
TERAPIA DIALITICA
L’INTERVENTO EFFETTUATO DA UNA EQUIPE TUTTA AL
FEMMINILE
PALERMO 23
SETTEMBRE 2022 - Un paziente di 70 anni affetto da fibrillazione atriale e con
insufficienza renale cronica in terapia dialitica, è stato sottoposto a terapia
di “chiusura auricola” sinistra da un’equipe tutta al femminile di emodinamica
dell’Ospedale Ingrassia, diretta da Sergio Cannizzaro. Debora Cangemi, Marianna
Rubino, Gabriella Testa, insieme all’infermiera, Vanessa Milioti, hanno
brillantemente eseguito l’intervento coordinati da Daniele Pieri, Antonio
Rubino, Enrico Bonni e Stefano Bellanca.
“All’Ospedale Ingrassia – sottolinea
il Direttore generala dell’Asp di Palermo, Daniela faraoni – si prosegue
nell’ottica della creazione di un vero e proprio laboratorio di cardiologia
interventistica e vascolare. Un laboratorio che si sta rivelando sempre più
utile a soddisfare i bisogni di salute di un bacino di utenti ormai proveniente
da tutta l’isola. Non sono mai stata per la difesa di genere, ma quando vedo donne
che conquistano, finalmente, spazi di lavoro di grande profilo e per i quali
occorre professionalità, sicurezza e coraggio, provo un grande senso di
soddisfazione perché non è facile superare la diffidenza circostante. Grazie
anche alle mie professioniste e a chi con intelligenza ha dato spazio”.
L’auricola è un’area dell’atrio
sinistro che, per sua anatomia, favorisce il ristagno di sangue e quindi la
formazione di trombi. La procedura di chiusura, che si svolge in regime di
ricovero e generalmente dura non meno di 2 ore, non è dolorosa, essendo
condotta in sedazione profonda con assistenza anestesiologica.
“Quando il disturbo ritmico
(fibrillazione atriale, ndr) non è valvolare e il rischio di ictus è alto –
spiega Sergio Fasullo, Direttore della UOC di Cardiologia dell’Ingrassia - si può procedere chiudendo l’auricola sinistra
con un dispositivo ad hoc. Si tratta di una soluzione mininvasiva (one shot,
ndr) che consente di ridurre il rischio di ictus”.
In assenza di complicanze il
paziente viene dimesso il giorno dopo l’intervento. I successivi controlli
prevedono una valutazione con ecocardiogramma transesofageo a 4-6 mesi
dall’impianto e una successiva visita clinica.
“Il trattamento – conclude Sergio
Fasulo – è consigliato a tutti i pazienti che non possono assumere terapia anticoagulante
per la presenza di controindicazioni o hanno difficoltà nella gestione della
terapia, oltre a tutti coloro che hanno avuto eventi tromboembolici, nonostante
una terapia anticoagulante ottimale”. (nr)